di Monica Cucchetti

 

 

 

 

 

 

  1. DI COSA SI TRATTA

Il MES, noto ai più come “Fondo salva-Stati”, altro non è che l’acronimo di “Meccanismo europeo di stabilità” (dall’inglese “European Stability Mechanism”).

Sebbene sia “tornato in voga” in concomitanza con la pandemia di COVID19, ipotizzando un ricorso allo stesso da parte di alcuni Paesi membri dell’Unione Europea, le sue origini risalgono al luglio 2012, quando nacque in seguito all’esigenza di fronteggiare una crisi del debito che si faceva sempre più critica.

Il suo scopo, infatti, è quello di garantire il sostentamento dei Paesi membri nei casi di insolvenza, ovvero di incapacità di saldare i debiti entro la scadenza.

 

2. DA CHI È COMPOSTO

È costituito da tutti gli stati aderenti all’euro: ognuno di essi, tramite l’acquisto di strumenti di debito, versa dei fondi in misure differenti.

Per questo motivo, il voto espresso da ogni Paese è ponderato sulla percentuale di contribuzione. In parole semplici, chi contribuisce apportando più finanziamenti, ha diritto a esprimere un voto che pesa di più rispetto a quello di chi contribuisce in maniera inferiore.

 

3. DA CHI È GESTITO

Viene condotto:

  • da un Consiglio dei Governatori, formato a sua volta dai ministri delle finanze dell’Eurozona;
  • da un Consiglio di Amministrazione, nominato dai Governatori stessi;
  • da un Direttore Generale, con diritto di voto;
  • dal commissario europeo agli Affari economico-monetari in qualità di osservatore;
  • dal Presidente della BCE, anch’egli come osservatore.

 

4. COME FUNZIONA

Regolamentato dalla legislazione internazionale e con sede fisica a Lussemburgo, il MES emette prestiti agli Stati della zona euro volti a mantenerne la stabilità, ossia la capacità di garantire un mercato finanziario, composto da intermediari e infrastrutture, libero da shock e squilibri.

Un mercato finanziario è stabile nel momento in cui i prezzi rispecchiano le condizioni di mercato, l’allocazione delle risorse è facile e i rischi non superano mai una certa soglia, impendendo pertanto il verificarsi di crisi che poi potrebbero ingigantirsi.

I prestiti, tuttavia, prevedono delle clausole rigide e, nei casi più gravi, anche sanzionatorie.

 

5. COME SI ACCEDE AI FINANZIAMENTI

La procedura standard per ottenere delle risorse è scomponibile in tre fasi distinte:

  • Avanzamento della cosiddetta “richiesta di assistenza” da parte di uno Stato in difficoltà;
  • Valutazione dello “stato di salute finanziario” e analisi delle possibili ripercussioni su tutta l’Eurozona;
  • All’incirca entro sette giorni, l’organo plenario del MES decide se intervenire oppure no. È in questo momento che si verifica la votazione ponderata in base alle quote di partecipazione. In caso di esito positivo, inizia l’erogazione dei prestiti.

 

6. LA RIFORMA 

Dal 2017 è stata avanzata l’ipotesi di una riforma, dai tratti spigolosi e non tutti molto chiari, rimandata a data da destinarsi per dare priorità alla gestione dell’emergenza COVID19.

Tuttavia, si ipotizzano già i principali cambiamenti che riguardano la modalità di accesso ai prestiti:

  • Lo Stato richiedente non deve essere in una procedura di infrazione, ovvero non deve aver violato gli obblighi previsti dal diritto comunitario;
  • Deve avere un deficit da almeno due anni più basso del 3%, cioè le sue uscite non devono superare le entrate per una quota maggiore del 3%;
  • Il rapporto debito/PIL, che misura quanto incide il debito complessivo della nazione sul suo prodotto interno lordo, deve essere inferiore al 60% (o, quanto meno, deve essersi ridotto di almeno 1/20 negli ultimi due anni).

 

7. IL MES DURANTE LA PANDEMIA

Come già accennato all’inizio di questo articolo, si è tornati a parlare di MES come una delle possibilità per far fronte alla crisi provocata dal Coronavirus.

Durante l’Eurogruppo dello scorso aprile, è stato deliberato che il ricorso al MES sarebbe stato senza condizioni, il che significa che ogni Stato membro, in caso di necessità, può accedere al fondo senza condizioni, ma semplicemente avanzando la richiesta di aiuto e attivando il Meccanismo in totale autonomia. Tale decisione è stata poi definitivamente accettata in sede di Consiglio Europeo.

Tuttavia, l’unica condizione, giusta, è che il ricorso sia giustificato esclusivamente dalla copertura delle spese sanitarie e di prevenzione legate all’attuale emergenza. Per tutte le altre forme di sostentamento, la procedura resta invariata.

 

8. TUTTE LE CONDIZIONI

Da questo mese ogni Stato membro può richiedere un prestito pari al massimo al 2% del proprio PIL.

Tale prestito sarà erogato nel corso di un anno e dovrà essere ripagato in dieci anni. Inoltre, essendo un cosiddetto debito “senior”, dovrà essere rimborsato in maniera prioritaria rispetto al resto del debito pubblico nel caso di fallimento del Paese.

Quanto costa? L’interesse è prossimo allo zero. A esso bisogna sommare le seguenti voci:

  • Margine dello 0,1%
  • Commissione una tantum dello 0,25%
  • Commissione annuale pari allo 0,005%

 

9. NON È TUTTO ORO CIÒ CHE LUCCICA

Dati questi bassi costi, come mai nessun Paese ne ha ancora beneficiato?

Alla lunga, la paura principale è che i suoi costi, seppur contenuti, siano inferiori ai vantaggi concreti che potrebbe apportare.

Mi spiego meglio: gli investitori che investono in un Paese che richiedesse di accedere a tale linea di credito, potrebbero allarmarsi circa le sue reali condizioni finanziarie e, di conseguenza, esigere tassi di interesse più alti, proprio per essere protetti contro un rischio che percepiscono come più elevato.

Infatti, un tasso di interesse, che altro non è che il costo da sostenere per aver preso a prestito del denaro, è tanto più alto quanto più l’operazione è rischiosa.

Pertanto, se da una parte il costo di accesso a questi prestiti è basso, dall’altra aumenterebbe troppo il costo complessivo del debito di quello Stato.

L’altra questione circa questi prestiti è legata al loro basso tasso di interesse, che li rende più attraenti, innescando quindi un aumento della richiesta; quando la domanda per un bene o servizio è alta, il suo costo si incrementa, perché quel prodotto diventa scarso e, di conseguenza, non più in grado di soddisfare tutta la domanda.

Pertanto, si potrebbe verificare un conseguente rialzo del costo di emettere debito subordinato che arriverà a scadenza nello stesso periodo.

In poche parole, sembra che, per ricorrere a tale fonte di sostentamento, all’apparenza poco onerosa, il costo di tutto il resto del debito aumenti a tal punto da erodere tutto questo risparmio.

Vedremo se qualche Paese dell’Eurozona deciderà di aderire. Stay tuned!