di Matteo Cassani

 

 

 

La corona ferrea è una delle leggende più affascinanti, che abbraccia un periodo storico lunghissimo e ricco di avvenimenti. 

 

La genesi. 

Costantino in un mosaico di Santa Sofia (Istambul, ex Costantinopoli)

Tutto ha origine in Terrasanta, nel leggendario (quanto cronologicamente non attendibile) 33 d.C., quando la Santa Croce sulla quale venne crocifisso Gesù Cristo venne smembrata e disseminata per il mondo dagli Apostoli, celebrandola come reliquia. Molte basiliche e chiese vantano infatti di possederne un frammento, anche se l’autenticità di questi è di difficile determinazione. 

Secondo il racconto di sant’Agostino (IV secolo), uno dei chiodi della croce venne saldato in un diadema; la storia di tale diadema è sconosciuta fino a quando Costantino il Grande conquisterà il potere, professandosi primo imperatore cristiano; incastonato nel suo elmo, secondo la leggenda, compare il diadema. 

 

Teodolinda sposa Agilulfo (dettaglio) Affresco della Cappella di Teodolinda degli Zavattari del Duomo di Monza, 1444

Da Costantino a Teodolinda. 

Dopo la morte di Costantino, l’elmo e il diadema vengono scorporati; il primo rimane a Costantinopoli, mentre il secondo finisce in mano a Teodorico, re degli Ostrogoti, massima autorità in quel momento sul territorio italico, privato dell’autorità romana con la caduta dell’Impero d’Occidente. Nasce la leggenda della Corona Ferrea, portatrice del sacro diadema. 

Non abbiamo notizie della corona per i due secoli successivi, finché non compare a Monza, nella Basilica di San Giovanni Battista, fatta costruire dalla regina Teodolinda, colei che favorì la conversione del popolo longobardo al cattolicesimo. 

La corona ferrea diventa simbolo del potere nella penisola. 

 

 

 

 

 

Da Pipino d’Italia ad Enrico IV. 

781, in Italia viene incoronato Pipino (773/777 – 810), figlio di Carlo Magno, indossando una corona che secondo molti storici è proprio la corona ferrea di Monza. A conferma di questo, le dimensioni; pare infatti che il diametro della corona sia molto piccolo, tanto che l’incoronazione era difficoltosa, e spesso dovevano essere usati appositi copricapi perché potesse essere indossata. Questo fa pensare che inizialmente era destinata alla testa di una donna, o di un bambino, proprio come Pipino d’Italia, che aveva circa 4 quattro anni al momento dell’incoronazione. 

Per qualche secolo se ne perdono nuovamente le tracce,, ma ricompare nel 1155, quando Federico Barbarossa si fa incoronare re d’Italia. 

“Quest’è la luce della Gran Costanza

che del secondo vento di Soave

generò ‘l terzo e l’ultima possanza”

Così Dante (Paradiso, Canto III, 118-120) parlava di Costanza d’Altavilla, sposa di Enrico VI di Svevia, figlio di Barbarossa. E proprio alle nozze di questi ultimi, la corona ferrea compare in testa al futuro imperatore del Sacro Romano Impero, nel 1186. 

Peripezie medievali del diadema. 

Siamo nel 1248, e la famiglia Torriani sta contendendo il potere su Milano con i Visconti. Oppressi dai debiti, sonocostretti a rivolgersi al ricco e potente ordine religioso degli Umiliati, che in cambio chiedono in pegno parte delle

Papa_Ioannes_Vicesimus_Secundus – Henri Auguste Calixte César Serrur

ricchezze custodite nel duomo di Monza, tra cui proprio la corona ferrea. Nel frattempo i Visconti imprimono la loro supremazia su Milano, per mano dell’Arcivescovo Ottone Visconti. Sarà suo figlio Matteo, nel 1319, a tornare in possesso della corona, seppure per un limitato periodo, perché il famigerato cardinale Bertrando del Poggetto la ruberà per conto dell’antipapa Giovanni XXII, al secolo Jacques Duèze, portato al soglio pontificio da Filippo V, che con forte presa di posizione “sbloccò” la situazione di stallo che segue la morte di Clemente V. Il celebre papa, tra le tante cose, è degno di nota per aver dato vita al culto del “Corpus Domini”, e per la forte presa di posizione favorevole nei confronti della ricchezza della Chiesa, commissionando numerose opere d’arte che ritraevano lo stesso Gesù coperto di ori; degno di nota è il grande contrasto con l’ordine dei francescani, sfociato nel 1328 con la deposizione di Michele da Cesena, ministro generale dell’ordine. 

Fino al 1345 il diadema rimane ad Avignone. 

 

Peripezie successive. 

Nel 1530 corona la testa di Carlo V d’Asburgo a Bologna, consegnandogli il potere sull’Italia. 

I secoli che seguono ci fanno perdere le tracce della corona ferrea, che presumibilmente rimane custodita nel duomo di Monza. 

“Incoronazione di Napoleone”, Jacques-Luis David, 1805-1807, Museo del Louvre (Parigi)

Solo nel 1804 Napoleone Bonaparte, vinta la Campagna d’Italia ed essendo a conoscenza del potere simbolico della corona, la fa arrivare nel Duomo di Milano, e si auto-incorona re d’Italia, facendo seguito alla precedente auto-incoronazione, quando con un potente e oltraggioso gesto simbolico, sfila dalle mani di papa Pio VII la corona di Francia e se la pone autonomamente sul capo, dimostrando di non volersi chinare in alcun modo al potere della Chiesa. 

Celebre e dai contorni leggendari è la sua frase pronunciata dopo l’incoronazione di Milano: “dio me l’ha data, guai a chi la tocca!”

Per proteggere la corona, Bonaparte istituì un ordine apposito, l’ordine cavalleresco della Corona di ferro, esistente ancora oggi. 

Passano gli anni, e nel 1838 ritroviamo la corona sulla testa di Ferdinando d’Asburgo, imperatore d’Austria e governatore del neo-nato regno Lombardo-Veneto, e sposta la corona a Vienna. 

Nel 1866 Vittorio Emanuele II riuscì ad ottenerne la restituzione, e la Corona torna nella sua ubicazione originale, a Monza. Nessun Savoia, però, fu incoronato con la Corona ferrea; nonostante il grande fascino, in primo luogo il Regno era una Repubblica Monarchica,e non si procedette quindi ad un’incoronazione ufficiale con un simbolo che per molti rappresentava ancora l’antico potere austriaco. In secondo luogo, rimaneva agli occhi della storia un potente emblema di carattere anche religioso, e non venne usata per via dei rapporti del neo-regno italiano non proprio ottimi con il papato. 

 

Nella storia contemporanea. 

Un simbolo di tale potere, che secondo le leggende sconfinava addirittura nel soprannaturale, certo non poteva non destare l’interesse di Adolf Hitler, che inviò una squadra di SS per trafugarla da Monza. L’operazione fallì però perché, con grande previdenza, la Corona fu nascosta in Vaticano già dal 1943. 

Oggi la Corona ferrea è custodita come da tradizione nel Duomo di Monza, amministrativamente autonomo dalla diocesi di Milano fino al XVI secolo, quando Carlo Borromeo abolì nei territori diocesani tutti i riti diversi da quello ambrosiano, ma dovette cedere alla contrarietà di Monza, Brugherio e Villasanta, che rifiutarono di piegarsi al potente Arcivescovo, e ancora oggi mantengono il rito romano.