di Matteo Cassani

 

 

 

 

 

Simbolo del Natale, compare in ogni casa e in ogni luogo ad ogni festività; dall’antichità fino ai giorni nostri, è uno dei simboli più forti e duraturi, intriso di storia e quotidianità.

La prima comparsa di un “albero simbolico” avviene nella Bibbia, dove l’albero della vita e l’albero della conoscenza del bene e del male sono tra i protagonisti dell’Eden e della celebre vicenda dei capostipiti dell’umanità. È infatti soprattutto l’albero sempreverde, come l’abete, con la sua caratteristica appunto di non perdere le foglie con l’inverno, ad infiammare i popoli fin dai tempi antichi, perché vedevano in esso il simbolo della rinascita e della vita stessa.

La storia dell’albero vitale si insinua nella storia stessa dell’animo umano; lo troviamo in Grecia, come albero sacro della dea Atena, a Roma come simbolo di prosperità, ma anche nel misterioso mondo dei Celti; è proprio presso questo popolo che inizia ad insinuarsi un legame tra l’albero e il periodo natalizio. Infatti presso i popoli runici, l’albero compare come oggetto rituale nelle festività legate al solstizio d’inverno.

Parte del culto celtico viene assorbito poi dai Vichinghi, e anche l’utilizzo rituale dell’albero diventa parte del bagaglio dell’antico popolo del Nord: durante i giorni più bui dell’inverno, infatti, erano soliti decorare l’albero con delle bacche, che simboleggiavano il Sole tanto agognato in quei momenti.

Con il diffondersi del Cristianesimo, la simbologia arborea viene inglobata, e ovviamente viene associata alla figura di Gesù Cristo facendo riferimento all’immortalità del sempreverde; inoltre la forma dell’abete richiama il triangolo, altro simbolo della Trinità.

Il legame tra l’abete e le festività natalizie si fa ancora più saldo in epoca medievale; la leggenda racconta infatti di san Bonifacio di Magonza (680 – 745), che vagava per le terre germaniche  facendo attività di conversione. Giunto in Assia, abbatté una quercia considerata sacra dai pagani, chiamata l’Albero di Thor, al fine di dimostrare la superiorità del Cristianesimo. Dietro l’albero abbattuto spuntò un abete, che il monaco si affrettò a battezzare “legno della pace”, e lo decorò con numerose candeline, a simboleggiare la discesa dello Spirito Santo, che secondo la tradizione pentecostea, appare in forma di “fiammelle”. Da qui l’uso delle luci sull’albero natalizio.

L’albero fu anche oggetto di grande promozione da parte di Martino Lutero, grazie al quale entra a far parte di molte case private, inizialmente come elemento decorativo, come nel caso della duchessa di Bieg, che nel 1611 fece allestire un grande abete illuminato da candeline e decorato a festa, nel salone del suo castello.

A portare la moda in Inghilterra fu Alberto di Sassonia, marito della regina Vittoria, che impose la presenza dell’abete decorato in tutte le residenze reali, influenzando enormemente molti nobili dell’epoca, in primis la duchessa d’Orléans, Elena di Mecleburgo-Schwerin, che  ne lo allestì nel giardino della sua villa a Parigi.

L’albero di Natale della Regina Margherita, nella Reggia di Monza

In Italia arriverà solo alla fine dell’Ottocento, quando la regina Margherita di Savoia ne adottò l’usanza, allestendolo nel palazzo del Quirinale e nelle altre sue residenze.

Nel XIX secolo invece, quando la frutta inizia a diffondersi in tutta Europa, inizia ad imporsi l’uso delle palline, che ne richiamano appunto la forma, per decorare l’albero che torna ad acquisire anche quella sfumatura simbolica di prosperità e abbondanza che aveva nei tempi antichi.

Nel XX secolo quello dell’albero natalizio e delle sue decorazioni diventa un crescente business, ma non per questo perde il suo profondo valore simbolico, lungo millenni. A coronare tale simbolo è Giovanni Paolo II, che nel 1982 dà il via ad una delle tradizioni che porterà l’abete in piazza San Pietro ad essere tra i più famosi al mondo, contendendosi il titolo con quello allestito ogni anno al Rockefeller Center di New York.