Compagnia Teatrale Amatoriale - Cuggiono (MI)

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Area Regia e Sceneggiatura – Job Description

L’Area Regia e Sceneggiatura, guidata da un Regista, in genere scelto e nominato per ogni singolo spettacolo dal Direttore Artistico, si occupa dell’ideazione completa di uno spettacolo, della creazione delle scene e dei copioni, e si occupa di guidare gli artisti nella preparazione scenica. 

Il Regista si occupa di declinare lo spettacolo in una certa direzione concettuale, cercando di esprimere al meglio lo spettacolo stesso attraverso la propria sensibilità.

Armonizzare tra loro le varie attività, sia in termini di tempi sia in termini di utilizzo degli spazi è compito dell’Area Pianificazione e Calendarizzazione, che si occupa appunto di inserire in calendario prove, momenti di incontro e attività, facendo direttamente riferimento al Direttore di Produzione.

Area Finanziaria – Job Description

L’Area Economico-Finanziaria si occupa della contabilità generale della compagnia, della redazione del Bilancio di fine anno e della redazione dei bilanci preventivi e consuntivi di una specifica attività della compagnia (uno spettacolo, un progetto, ecc.). Si occupa, altresì, della pianificazione delle spese future sulla base delle esigenze riportate dalle altre aree di produzione e dalla Direzione Artistica.

Segreteria e Prenotazioni – Job Description

Gli operatori della Segreteria e Prenotazioni si occupano principalmente di rispondere telefonicamente al pubblico interessato a prenotarsi, durante i periodi stabiliti prima dello spettacolo e nelle fasce orarie indicate. Devono anche avere accesso al sito Internet per poter riconciliare il pubblico che si è prenotato tramite la pagina dedicata alle prenotazioni con il pubblico che ha preferito rivolgersi al numero di telefono. Si preoccupano anche di contattare i prenotati in caso di slittamento dell’orario, annullamento della data o per qualsiasi problematica riguardante l’organizzazione che interessi al pubblico.

Svolgono anche funzioni più connesse con i membri stessi della Compagnia, come raccogliere le iscrizioni dei soci e la relativa modulistica.

Direzione Artistica – Job Description

Il Direttore Artistico svolge ruolo di rappresentanza e di amministrazione della Compagnia Teatrale, ne definisce la stagione e la proposta artistica sia interna che esterna, ed è il responsabile ultimo delle attività. Coordina le attività dei Direttori e dei Responsabili di Area e fornisce gli strumenti affinché possano svolgere al meglio il proprio compito.

Con “Macbeth” di Giuseppe Verdi torna la Prima della Scala in diretta nella Sala della Comunità

Dopo la sospensione del tradizionale evento del 7 Dicembre per la pandemia, quest’anno torna l’appuntamento con il Teatro alla Scala per la proiezione in diretta della Prima della Scala.

In  programma per l’apertura della stagione 2021/2022, “Macbeth”

 

Con Macbeth si conclude il percorso del Teatro alla Scala dedicato alla cosiddetta “triologia giovanile” di Giuseppe Verdi, iniziata nel 2015 con Giovanna d’Arco, e proseguita nel 2018 con Attila. È un percorso musicale e stilistico che vede una tangibile evoluzione del compositore, che via via si apre ad una sempre maggiore penetrazione psicologica dei personaggi e anticipa di quasi mezzo secolo la psicanalisi freudiana. Contemporaneamente si distacca sempre più da un Romanticismo accademico per abbracciare, anche qui con diversi decenni di anticipo, il Naturalismo francese e il Verismo. E ancora, è la maturazione della posizione del compositore di Roncole nei confronti del patriottismo.

Macbeth è a tutti gli effetti il punto di svolta definitivo, un momento al di là del quale in Verdi nulla sarà più come prima.

L’opera viene composta nel 1846, anno, tra l’altro, in cui a Venezia va in scena per la prima volta Attila, e viene presentata al pubblico il 14 Marzo nel 1847 al Teatro La Pergola di Firenze. Nonostante l’ambiente fiorentino fosse culturalmente più aperto e predisposto ad accettare forme teatrali e musicali che non per forza si sposavano completamente con la tradizione, l’accoglienza per l’opera di Verdi fu fredda e ricca di malumori. Tanto che il compositore ritirerà l’opera, e ne riscriverà una versione con non numerose ma sostanziali modifiche, e la presenterà quasi un ventennio dopo, il 21 Aprile 1865, questa volta al Théâtre Lyrique di Parigi. Ma anche oltralpe, nonostante Verdi fosse osannato tra i più grandi compositori viventi, il successo tarda ad arrivare.

Posto che parte dell’insuccesso parigino fosse dovuto al campanilismo che affliggeva la classe intellettuale francese, è indubbio che, alla luce dell’accoglienza anche italiana, l’opera effettivamente rappresentava un problema di “gusto” effettivo ed innegabile, tanto che molti critici musicali si spingono nel definirla, non senza ragione, una vera e propria opera d’avanguardia.

In primo luogo il soggetto e la trama; siamo di fronte alla totale assenza di personaggi positivi, di una storia d’amore, dei classici elementi, quindi, che il pubblico d’opera , soprattutto in quel periodo, inevitabilmente si aspetta. Verdi invece vuole, aderendo a Shakespeare più negli intenti che nella trasposizione, porsi un obiettivo etico: sottolineare come il potere non può prescindere dalla responsabilità morale.

Siamo infatti ad un anno dai celebri moti rivoluzionari del 1848, che infatuano l’Europa proprio insistendo su una gestione responsabile del potere, contro il sovranismo assoluto e contro la tirannia.

Ma l’assoluta innovazione di Macbeth non finisce qui. In un’epoca di centralità della figura maschile, alla quale, soprattutto nel teatro, è affidata ogni iniziativa di azione, ecco che Verdi propone un’opera, in continuità con quella stessa idea shakespeariana che aveva suscitato altrettanto scalpore nel XVII secolo, di una donna manipolatrice, di efferata malvagità, vera e propria burattinaia del sesso opposto. È Lady Macbeth la vera protagonista malvagia, lei che controlla re Macbeth e lo spinge, alimentando la sua ambizione, verso i più sanguinosi crimini. Macbeth è ambizioso, si, ma timoroso e insicuro; una psiche fragile, che controllata da una manipolatrice , diventa emblema stesso della violenza.  Arriviamo quindi all’altro grande tema, che già in alcune opere precedenti era emerso, ma che ora compare in tutta la sua forza; non è un caso che Freud, nel suo testo su Shakespeare, dedichi un intero capitolo a Macbeth. L’opera, così come il testo originario, è il racconto della degenerazione di una psiche, il che fa della composizione un’”opera psicanalitica” a tutti gli effetti. Macbeth è ambizioso, ma tormentato. Dal passato, perché i crimini compiuti lasciano un segno nella sua coscienza, e il senso di colpa freudiano lo divora dall’interno sempre di più, costellando l’opera di visioni. Ma tormentato anche dal futuro! E qui veniamo dunque all’ulteriore grande novità dell’opera: il tema del fantastico. L’elemento irrazionale/soprannaturale, tanto amato anche in quel periodo dal teatro tedesco (basti pensare a Lohengrin di Wagner o Franco Cacciatore di Weber) era al contrario totalmente sconosciuto in Europa e anzi, spesso osteggiato dal razionalismo positivista della classe intellettuale ottocentesca.  Verdi invece non solo lo inserisce, ma ne fa un elemento centrale. In una lettera al suo impresario, lo rimarca senza possibilità di dubbio: i protagonisti sono Macbeth, Lady Macbeth e le streghe! Tre erano le streghe in Shakespeare, come tre erano le Moire nella religiosità greca, diventano tre gruppi di 6 streghe in Verdi, e rappresentano il soprannaturale. Esse vaticinano, e danno vita alla seconda ossessione di Macbeth, appunto quella per il futuro. Macbeth ha paura del domani, e deve ricorrere sempre di più alle streghe, appellandosi ad ogni singolo elemento di previsione, che gli possa infondere sicurezza e determinatezza. Seppure trattato in termini contingenti e drammaturgici, è un tema quanto mai attuale; Basta guardare ai dati sulla diffusione degli psicofarmaci tra le nuove generazioni per capire come la paura per il futuro e il bisogno di rivolgersi alle “streghe” sia tutto tranne che un elemento superstizioso di una società lontana da noi.  “Santoni”, veggenti, negromanti, ma anche ansiolitici, antidepressivi, calmanti, forniscono il ritratto di una società ossessionata dal futuro e dall’incertezza per il domani. Macbeth farà di questa ossessione il motivo della sua caduta, disseminata di sangue e violenza, unicamente in risposta alla paura. L’ossessione per il passato e l’ossessione per il futuro gli toglieranno letteralmente il sonno, fin dall’inizio dell’opera; e Verdi lo dichiara subito all’ascoltatore, quando dopo pochi minuti dall’inizio del I atto, in seguito al primo assassinio, quello di re Duncan, Macbeth esce insanguinato dalla stanza cantando “tutto è finito!”; perché effettivamente per lui tutto è finito. Ha superato un punto di non ritorno, si è privato del sonno, si è gettato in pasto alle sue ossessioni, che lo porteranno alla distruzione della sua psiche, e del proprio “Io”. Dall’altra parte, Lady Macbeth, continuamente svegliata dall’insonnia del marito, che invece essendo la mente, è priva di ogni connotazione sanguinaria, dorme beata. Dorme, finché anche la sua psiche inizierà a cedere. E soccomberà proprio per “una macchia”, che vedrà sulle sue mani, nella celebre scena del sonnambulismo. Entrata in contatto diretto con il sangue, frutto del suo macchinare, ecco che crolla, e muore, paradossalmente proprio di insonnia! Il tema del sonno è centrale, così come centrale è in Freud la mancanza di sonno e il peso del senso di colpa.

 

In scena questo 7 dicembre vedremo la versione del 1865, la più celebre e quella più conforme al volere finale di Verdi, intrisa soprattutto nella negativa visione politica della “patria oppressa” che abbraccia il compositore nella sua maturità. Ma in questa versione il Maestro Riccardo Chailly ha voluto inserire la morte in scena di Macbeth (“Mal per me che m’affidai”) che Verdi nel ‘65 elimina dalla precedente stesura; inserimento giustificato dal punto di vista drammaturgico-musicale, e che dà un’enorme forza espressiva ad uno dei personaggi più malvagi e tormentati del Teatro Musicale.

“1482 Fuoco e Amore”, l’inizio di una grande avventura, a 7 anni dalla prima replica a Mesero (MI)

7 anni fa gli Operandisti Moderni andavano in scena a Mesero con “1482 Fuoco e Amore”. Il primo spettacolo e la prima tournèe! Riviviamo quei momenti con Matteo Cassani, Direttore Artistico e Direttore di Produzione della compagnia teatrale cuggionese. 

 

22 Novembre 2014, esattamente 7 anni fa gli Operandisti Moderni erano in scena con il loro primo spettacolo presso la Sala della Comunità don G. Corti di Mesero (MI), all’interno della storica rassegna teatrale. Lo spettacolo aveva visto la luce l’anno precedente a Cuggiono (MI) ed era stato oggetto della prima tournée della compagnia teatrale arrivata alla sua ultima data proprio a Mesero. 

Allora, come adesso, la Direzione di Produzione era affidata a Matteo Cassani, che abbiamo incontrato per l’occasione: 

“1482 Fuoco e Amore” fu la prima produzione degli Operandisti Moderni, e fu un’assoluta novità fin dal principio non solo per la tipologia di spettacolo e i contenuti proposti, ma anche e soprattutto per la nascita di un management intorno ad una produzione teatrale, seppure ammetto che a quel tempo era un po’ improvvisata e dalla struttura appena accennata; forse esisteva più come idea che come struttura vera e propria, ma era chiaro a me, che in quel Novembre festeggiavo da poco il mio primo anno di Direzione Artistica della Compagnia Teatrale, e a tutti i collaboratori, che non poteva esserci un prodotto artistico di qualità senza un’adeguata organizzazione di gestione e management. Il nostro scopo non poteva limitarsi a portare in scena un buono spettacolo, se ci mancava la chiave per promuoverlo, portarlo al pubblico, distribuirlo presso i teatri del territorio etc. Da allora abbiamo fatto molti passi in avanti in termini di organizzazione e struttura interna, anche se il processo di miglioramento è sempre infinito! 

Alice Neotti in “1482 Fuoco e Amore” in scena a Castano Primo (MI) – 2014

Un’altra novità fu l’ideazione di una produzione nata già per la tournée; consapevoli che il nostro obiettivo era portare ciò che abbiamo fatto a più persone possibili, non potevamo limitarci ad un singolo paese. Uno dei più nobili impegni degli Operandisti Moderni è portare il Teatro Musicale, seppure nella forma più semplice e “commerciale” del Musical, alla gente comune, invitarla e provare ad avvicinarla al mondo dello spettacolo dal vivo. Non avremmo quindi potuto rimanere legati ad uno specifico teatro, ma lo spettacolo nasceva già con le caratteristiche logistiche per essere trasportato e ri-allestito. Nessuna compagnia teatrale a questo livello era fino a quel momento nata con una simile idea di management, soprattutto in relazione ai numeri di personale, di scenografie e di materiale tecnico che andava organizzato per il trasporto e l’allestimento, fin da subito molto alti nelle nostre produzioni. Quella che inizialmente poteva sembrare una novità, è diventata ben presto una prassi che, sempre più perfezionata, ha portato gli Operandisti Moderni a mettere in scena, al 2021, 8 produzioni teatrali, con 26 alzate di sipario di cui circa il 70% al di fuori di Cuggiono.  

Gabriele Neotti in “1482 Fuoco e Amore” in scena a Casate Ticino (MI) – 2014

Significa pianificazione, calendarizzazione di prove, attività, produzione, logistica, trasporti, contatti, accordi, organizzazione; significa parallelamente marketing, promozione, locandine, social … c’è veramente un mondo dietro una compagnia teatrale anche come la nostra. 

Alice Plebani in “1482 Fuoco e Amore” in scena a Castano Primo (MI) – 2014

Significa mettersi in gioco, a qualsiasi livello, significa imparare e aggiornarsi continuamente, e significa imparare a relazionarsi con gli altri, sia interni che esterni. “

Gli Operandisti Moderni nonostante la pandemia abbia rallentato i programmi, sono state tra le prime compagnie teatrali a tornare in scena, grazie anche, appunto, ad una struttura organizzativa che ha permesso di pianificare al meglio ed essere sempre un passo avanti: “L’arrivo della pandemia ci ha costretto, come ha costretto tutti, a sospendere le attività; eravamo allora alle prese con la produzione di un nuovo spettacolo, e abbiamo dovuto chiudere libri e PC; ma non siamo rimasti con le mani in mano! Quando era chiaro che non saremmo tornati alla normalità nel breve periodo, abbiamo quindi accantonato i nostri progetti precedenti che stiamo riprendendo in questi mesi, e abbiamo iniziato la produzione di uno spettacolo differente, adatto alle restrizioni Covid, e capace di poter essere adattato a qualsiasi teatro, dal più grande al più piccolo; questo ci ha permesso di poter andare in scena in piena pandemia, nell’Ottobre 2020, nel rispetto di tutte le normative e in piena sicurezza, e ci ha permesso di tornare in scena nel Luglio 2021. In queste settimane è in corso la pianificazione della tournée, che si scontra con la comprensibile incertezza nel ripartire di molti teatri della zona. Intanto abbiamo ripreso i lavori per una grande produzione, secondo i programmi in scena nella seconda parte del 2022.”

Non ci resta che augurare agli Operandisti Moderni un buon lavoro, ricordando di consultare e visitare il sito internet della Compagnia Teatrale www.operandistimoderni.altervista.org per ogni info e curiosità, iscriversi alla Newsletter per rimanere sempre aggiornati con le tournée e gli spettacoli, e seguirli su Facebook ed Instagram!

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