Matteo Cassani, che cura la regia di Judas – Opera Rock, racconta il perché della trasformazione del personaggio di Giuda in femminile
Il vero protagonista dello spettacolo è, come si evince dal titolo, Judas. L’idea di trasformare una figura tradizionalmente maschile in una femminile è una trovata dettata da motivi contingenti del cast OM, ma particolarmente interessante e originale, oltre che di attualità straordinaria. Infatti, i due personaggi principali femminili, Maria Maddalena e Judas, aprono la riflessione verso il ruolo della donna nella società, quasi emblema del femminismo, e rivendicano un ruolo che nel cristianesimo delle origini forse non hanno mai avuto, schiacciate dalla misoginia sociale, o forse hanno avuto, guidate da un “leader” anticonvenzionale come Gesù, ma del quale sono rimaste pochissime tracce nella tradizione e nella letteratura. È anche spunto di una profonda riflessione sull’attualità, sul ruolo della donna nella società attuale, nella Chiesa e nei confronti della religione, intesa in senso più ampio e maggiormente privo di barriere e confini; la misoginia è una componente che ci arriva diretta dal passato, dalla culla della nostra civiltà, dal mondo classico, e permane trasversalmente ancora oggi in molti ambienti; è una costante nelle maggiori religioni al mondo, così come è una costante nei luoghi lavorativi, nella politica locale e nazionale, nella quotidianità. Secoli di lotta hanno portato ad una riabilitazione della donna, facendole raggiungere una parità di genere in molti Paesi (parità formale, più difficile raggiungere la sostanzialità), ma è un percorso non ancora concluso.
Anzi, la riflessione spinge verso una consapevolezza, sulla quale è importante più che mai riflettere nell’oggi e per il domani: la parità di genere non è l’obiettivo, ma un gradino di passaggio necessario. Dal punto di vista sociale rendere una donna pari ad un uomo è un traguardo che è costato fatica e lotte, ma mai potrà essere specchio di una “giustizia sociale”. Non lo sarà mai, finché la donna non avrà un proprio status giuridico, che la differenzi anche dall’uomo, perché le diversità sono palesi e nellai natura lavorativa al pari che in quella biologica. Differenze peculiari, che rendono unici e necessariamente compenetranti i due mondi. Molto è stato fatto in questa direzione dai paesi maggiormente “sviluppati”, ma molto va ancora fatto in questa direzione.
Introdurre due donne in un contesto così importante come l’alba del cristianesimo, e rendere queste figure così determinanti è forse un riconoscimento doveroso e importante, oltre che uno spunto di riflessione trasversale.