In che senso sono passati dieci anni?

 Noi volevamo solo mettere in scena qualcosa, così! Più con lo scopo di trovarci per provare e per impegnare parte del nostro tempo, che con la volontà di fare qualcosa di serio. Ognuno di noi sapeva fare qualcosa. Oddio, “sapere fare” è anche questo un giudizio troppo serio. Diciamo che avevamo delle passioni, chi più per il canto, chi per il ballo, chi per la regia e c’era anche chi si illuminava a smanettare con le apparecchiature. E poi eravamo piccoli. All’epoca i minorenni superavano i maggiorenni. Infatti eravamo composti da piccoli nuclei familiari: coppie di fratelli, genitori con figli, figli che coinvolgevano genitori, fratelli che coinvolgevano amici, ecc… Non avevamo nemmeno un nome quando siamo andati in scena la prima volta. Ripetiamo, niente di serio! Solo che…

Solo che ogni volta che provavamo a ridosso della prima data, succedeva qualcosa, una specie di magia: pezzetti di canzoni, che venivano bene una volta sì e una no (eravamo alle prime armi!), si univano a coreografie, si univano tra loro e visto da giù il tutto aveva senso ed era anche bello da vedere. E poi in scena ci siamo andati, con ansia a mille e molta incoscienza e…siamo piaciuti! Qualcuno di noi se l’era anche aspettato di fare successo, ma qualcuno lo ha fatto sicuramente senza crederci e si è ricreduto. Era bello “1482, Fuco e Amore” e con una carica emozionale fortissima. Sarebbe stato troppo un peccato finirla lì onestamente. Così ci siamo rimboccati le maniche, abbiamo ampliato il gruppo, aggiustato un po’ le scene e lo abbiamo portato in tournée. La nostra prima tournée! Basta, eravamo partiti. Avevamo deciso di dare vita ad un altro spettacolo, alzando l’asticella, ma con la paura di come il pubblico avrebbe preso il nostro cambiamento. Abbiamo migliorato il settore coreografie, ci siamo lanciati nella registrazione dei cori (un anno di lavoro, raga!) e abbiamo realizzato costumi complicati con un makeup che ci impegnava un pomeriggio intero il giorno dello spettacolo. Ma “Volgi gli occhi alla Luna” è riuscito a sorprenderci. Era talmente ampio il passo in avanti che avevamo fatto che quasi eravamo irriconoscibili (ma questo anche per il trucco in effetti). Lo abbiamo portato un po’ in giro, rimanendo impegnati per circa un anno e mezzo, ma continuando a lavorare “sottobanco” per costruire il prossimo spettacolo. Nel mentre ci lanciavamo anche in spettacolini più semplici, come l’intrattenimento in vista del Natale oppure una versione comica dei Promessi Sposi. Il nostro art director aveva fatto questa cosa di prendere delle canzoni già esistenti nel repertorio perlopiù italiano e aveva cambiato i testi per raccontare la storia di Renzo e Lucia. Ognuno di noi aveva caratterizzato il proprio personaggio un po’ come voleva, come veniva durante le prove e lo avevamo portato in scena un paio di volte. Era tipo il 2015. Solo che poi, dopo “Volgi gli occhi alla Luna” ci siamo ricordati di quello spettacolino, che era carino ed era piaciuto e quindi, forti dell’esperienza accumulata, lo abbiamo rimaneggiato, ampliato e reso più adatto ad un grande evento ed ecco qua: “Su quel ramo del lago di Como” ci ha permesso di calcare le scene per un altro anno, dal 2017 al 2018. Beh, forse stavamo diventando un gruppo serio… passioni a parte, avevamo una struttura interna radicata: gruppo tecnico, team di costruzione delle coreografie, vocal coach, cantanti, gruppo promozione e marketing, area finanziaria, ecc. Ci stavamo strutturando per resistere. 

Di lì a poco ci siamo lanciati in un progetto molto ambizioso con il Corpo Musicale S. Cecilia di Cuggiono e per la prima e unica volta abbiamo realizzato uno spettacolo interamente suonato, oltre che cantato, dal vivo. Questa esperienza è stata davvero magica. E poi siamo riusciti a rendere più bello e complesso anche uno spettacolo di Natale che avevamo già portato in scena in passato. Tutto questo mentre lavoravamo ad un grandissimo progetto…

Che abbiamo dovuto archiviare. Grazie, 2020! E 2021…

Ma non abbiamo chiuso i battenti. Anzi! Siamo andati avanti a provare online, abbiamo seguito corsi di approfondimento sulla drammaturgia musicale, sulla musica jazz, sulla storia della musica in generale e nel frattempo abbiamo messo in scena uno spettacolo musicale che ci permettesse di esibirci anche con la mascherina, senza contatto fisico e potendoci scambiare nel caso in cui qualcuno fosse caduto vittima del virus. “La Musica Nel Cuore”, il nostro primo one man show.

Nel 2022 siamo stati un po’ nascosti. In realtà avevamo ripreso il grande progetto abbandonato nel 2020. Stavolta abbiamo fatto registrare i cori ad altri, non al gruppo cantanti, perché avevamo bisogno di folla. E così ci siamo trovati sul palco in quasi 30. Attualmente il gruppo di ballo e canto è il più grande della storia di Operandisti Moderni (ah sì, perché poi un nome lo abbiamo trovato!). Questo grande progetto si chiama “Judas – Opera rock”. Per ora è andato in scena una sola volta, ma assicuriamo che non sarà l’ultima. E’ stato accolto ancora meglio del progetto precedente. E di quello prima ancora e di quello ancora prima di quello prima e di quello ancora prima…insomma, sono passati 10 anni! 

Ecco, forse 10 anni sono qualcosa di serio. Forse siamo nati per durare. Forse siamo solo fortunati. O forse dobbiamo solo ringraziare chi ci ha sempre creduto, innanzitutto all’interno del gruppo. Abbiamo una grande varianza di personalità e sensibilità, eppure siamo uniti. C’è chi trascina tutti, chi fa da collante, chi esegue, chi mette in dubbio, chi è sempre entusiasta, chi va ogni tanto “rianimato”, chi va rassicurato, chi se la prende, chi non se la prende mai, chi non sa come è arrivato fino a qui, chi lo sa benissimo, chi spera tanto nel futuro, chi si accontenta di quello che ha già avuto, chi è un po’ tutte queste cose insieme. Come ha detto il regista nella nostra ultima replica, Operandisti Moderni sono una grande “macchina”, un insieme di persone diverse con idee diverse che però si sono trovate tutte ad incanalarsi nella stessa direzione, lavorando tutte allo stesso progetto, apportando competenze diverse e contributi equamente fondamentali. Chi viene a vedere Operandisti Moderni, chi ci segue da 10 anni e chi ci ha scoperto da meno, viene a vedere una realtà complessa, non solo uno spettacolo. Viene a vedere una realtà, che, nel mondo attuale difficile ed estremamente incasinato, resiste negli anni e continua ad appassionare.

Grazie pubblico e…grazie, Operandisti Moderni!